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giovedì 11 agosto 2011

Grand Central


La Grand Central Station (o meglio, Terminal) è una città nella città; prende alcuni isolati (19 ettari). È stata costruita nel 1871 dalla famiglia Vanderbilt, che ne aveva la proprietà. Al livello inferiore c’è il Dining Concourse (Atrio della Cena), al livello dei binari dal 100 al 117; i negozi, le passeggiate, i numerosi locali sono pochi gradini sopra i binari, ma vicino, non come alla Stazione Termini.

Come in altri posti di Manhattan, i tavolini sono a disposizione di chiunque, non c’è un servizio ai tavoli e i tavoli non appartengono a nessun locale; quindi si può comprare del cibo o anche solo un caffè e portarselo al tavolo, e restarci quanto si vuole, o anche non prendere niente.

In questa parte del Dining Concourse le poltrone danno lo schienale al bar che si trova al centro; in questo modo i viaggiatori/clienti possono controllare i tabelloni con gli arrivi e le partenze.

L’atrio superiore (Main Concourse) è molto vasto e sulla balconata ci sono dei ristoranti.


Dalla Grand Station si può sbucare in molte strade, vista la sua grandezza, e alcuni elevator, le scale mobili, portano negli atri di palazzi e grattacieli; questo l’ho visto anche in altre stazioni, perché questi grattacieli e centri commerciali sono così vasti che hanno dei passaggi direttamente verso le stazioni, senza dover uscire per strada. Una particolarità: sul soffitto sono affrescate le costellazioni al contrario, per errore, ma Vanderbilt volle lasciarlo così per rappresentare la visione del cielo dalla parte di Dio.
Un corridoio di passaggio.

Queste persone che sembra stiano facendo una cosa molto strana, stanno verificando una particolarità acustica di questa volta al livello inferiore: parlando in un angolo, si sente la voce nell'angolo opposto, e ci si può parlare. Io non l'ho provato però.

I lustrascarpe! Incredibile, ci sono ancora! Nelle vicinanze della Stazione ho visto anche un piccolo bar con una poltrona da lustrascarpe all'interno.

Infine, la bandiera degli eroi: sulle strisce rosse sono scritti in piccolo i nomi di tutti i poliziotti e i vigili del fuoco morti nell'attentato dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle.

Oggi ho completato la visita a Chinatown, che ieri era stata interrotta da un diluvio universale. Ho percorso strade più larghe e vivibili, per es. Bowery, dove si susseguono decine di gioiellerie cinesi. Qui le strade vanno per categorie di negozi, ogni tanto vedi trenta negozi tutti della stessa merce. Su Lexington Avenue c’erano molti saloni di bellezza: come a Londra, i saloni non hanno alcun tipo di tendaggio, la gente si fa capelli, manicure e pedicure praticamente in pubblico. È molto comune la manicure e pedicure (più economica che da noi), nei saloni ci sono lunghi banchi alla parete con una fila di signore sedute e le rispettive manicure sedute di fronte. Ecco, questo è uno spettacolo molto originale, qualcosa che in Italia non esiste, più che altro perché fuori la vetrina gli uomini si metterebbero a guardare, ridere e battere la vetrina facendo gesti osceni.
Sulla parete destra è visibile la fila di poltrone; ci sono solo un paio di clienti perché è mattina presto.

Dopo sono anche andata a fare il mio secondo giro per Chelsea, un quartiere immenso in realtà, che a piedi richiede lunghe scarpinate. Non so perché sia tanto amato, a me non ha detto niente di particolare; probabilmente artisti e intellettuali hanno lì dei luoghi di ritrovo che prediligono. Io di arte non capisco niente quindi tutte quelle gallerie mi lasciano indifferente, per es. ho visto due quadri uno completamente giallo e uno completamente arancione, che un imbianchino avrebbe fatto meglio, e un altro con un volto di donna e i capelli finti incollati, davanti ad un ventilatore che li scompiglia (non lo metterei in salotto).