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venerdì 19 luglio 2019

"Black Butterfly", recensione e spoiler


“BLACK BUTTERFLY”
 Recensione film con spoiler e finale

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BLACK BUTTERFLY, la farfalla nera, è un thriller statunitense del 2017, remake del film francese del 2007 “Papillon noir”; il soggetto è di Hervé Korian. Il titolo si riferisce al tatuaggio di una farfalla nera sulla schiena dell’antagonista Jack, interpretato da Jonathan Rhys-Meyers; il protagonista, lo sceneggiatore Pablo, è interpretato da Antonio Banderas. 

Il film ha tre incipit. La prima scena mostra un uomo ammanettato su una sedia, di spalle. Poi il titolo. Il secondo incipit mostra uno scrittore seduto alla macchina da scrivere, inquadratura sul foglio: c’è scritto ripetutamente “I’m stuck”, “sono bloccato”. E' una citazione della scena del film “Shining” in cui Wendy Torrance fa la terribile scoperta che il marito, romanziere, per mesi ha battuto a macchina una sola frase su centinaia di fogli: “All work and no play makes Jack a dull boy”. Questo incipit ci suggerisce subito che lo scrittore è pazzo e, probabilmente, un assassino. Pablo si appoggia pensieroso allo schienale della poltrona, dopodiché si passa immediatamente al terzo incipit. In un’amena radura del Colorado una famigliola si appresta a tornare a casa a conclusione di un pic-nic. Tra i tavoli e le auto, la giovane mamma scompare nel nulla. Ognuno di questi tre incipit avrà la sua conclusione. 

Comincia il film. Mentre Pablo sta lasciando la sua baita (richiamo a molti libri di Stephen King), arriva inaspettatamente l’agente immobiliare Laura con dei clienti per l’acquisto dell'immobile, che evidentemente è in vendita. In questa circostanza veniamo a sapere che lì il cellulare non prende, come si conviene in un thriller. Pablo la invita a pranzo più tardi, al ristoro a valle, e Laura accetta. Una grande panoramica mostra l’auto di Pablo che percorre un classico tornante di montagna, una metafora della tortuosità della trama e del personaggio. Pablo arriva in uno spaccio dove la radio ci rivela che la donna del pic-nic è stata trovata morta e che è la quarta giovane donna scomparsa nella contea di Jefferson negli ultimi tre anni. Più tardi sapremo che di tre di loro sono stati ritrovati i cadaveri, mentre della prima non si sa più nulla. Questo ci fa capire che c’è un serial killer in zona, e probabilmente è Pablo. Il venditore fa un’affermazione che secondo me si ricollega a qualcosa che viene detto alla fine, e cioè che un detenuto costa alla Stato trentaseimila dollari all’anno. Dalla conversazione capiamo che Pablo ha un grosso conto arretrato da pagare. Il venditore, vedendo il fucile, chiede a Pablo se ha preso qualcosa, a caccia, e Pablo risponde: “Sì, un’oca, e bella grossa”. Anche questa frase ci fa pensare che Pablo sia il serial killer e che l’oca che ha catturato sia in realtà la giovane donna. D’altra parte nell’auto c’è effettivamente una grossa oca.

Mentre si reca al ristoro, Pablo riceve una telefonata dal suo agente che gli dice che gli ha rimandato indietro la sua sceneggiatura senza consegnarla al produttore, perché non ha apportato le correzioni richieste. (Quindi è uno sceneggiatore). La reazione di Pablo è abbastanza violenta, scaraventa il cellulare sul tappetino. In quel momento raggiunge un autorimorchio che va un po’ lento e che gli impedisce il sorpasso (l’attore che lo guida è il regista): la scena che segue è una esattissima citazione di “Duel”: questo può lasciare perplessi rispetto al fatto che Pablo sia l’assassino. Infatti l’automobilista, in "Duel", è una vittima, è una persona in pericolo che viene vessata inspiegabilmente da un camionista pazzo che quasi lo uccide. Questa è una anticipazione di quello che succederà dopo: Pablo sarà vessato e quasi ucciso, senza alcun motivo apparente, da un pazzo. 

Durante il pranzo Laura dice a Pablo di aver cominciato da poco a fare l’agente immobiliare e che lui è la sua prima vittima. Un linguaggio abbastanza singolare che poi si capirà in seguito. Laura non può restare e quindi Pablo la invita a cena a casa sua per il sabato alle otto. Laura va via e il camionista, che nel frattempo è arrivato ed è molto irritato, cerca di attaccare briga con Pablo, che viene salvato da un giovane avventore, Jack. Jack trascina il camionista fuori, lo sbatte su un’auto e gli sussurra qualcosa all’orecchio. Quello va via. 

Tutto quello che è successo finora può essere considerato lo svolgimento della trama che si conclude con un uomo ammanettato a una sedia. Questo però lo si capisce soltanto verso la fine. Noi non sappiamo chi è l’uomo sulla sedia e perché è ammanettato: potrebbe essere un innocente vittima di un pazzo, o l’assassino catturato dalla polizia. 

A questo punto comincia la parte centrale della trama: Pablo dà un passaggio a Jack e lo ospita a casa sua. Jack si offre di fargli dei piccoli lavoretti, è abbastanza insistente, si offre anche di aiutarlo a scrivere la sua sceneggiatura. Gli suggerisce come spunto proprio il loro incontro. Jack ha un comportamento strano e non sembra affatto un tipo raccomandabile. Tutto il film d’ora in poi si svolge nella baita. Fa quasi pensare a “Secret Window”, anche se si capisce abbastanza presto che Jack non può essere un personaggio immaginario.

Jack: Bella preda (riferendosi all’oca).
Pablo: Sì, posso dire di avere una bella mira, modestamente.

Lo sceneggiatore semina un mucchio di indizi. Jack, quando Pablo non lo vede, lo guarda veramente male, e lo tiene comunque sempre d’occhio. Si guarda intorno. Non sembra che si trovi lì casualmente. Parlano anche dell’ex moglie di Pablo:

Jack: Hai una domestica?
Pablo: No, non più, penso che lavori per la mia ex.
Jack: È una battuta?

Pablo: Mia moglie mi faceva sprangare tutte le finestre, aveva paura.
Jack: Di che cosa?
Pablo: Che ne so, dell’isolamento.

Comincia anche la scena ricorrente in cui Pablo si sveglia di soprassalto. Se la si considera una citazione di “Secret Window”, anche questo particolare riporta al fatto che lo scrittore sia l’assassino. Del resto un risveglio improvviso avviene anche alla fine del film, come vedremo. Le premure insistenti e abbastanza ossessive di Jack, che rendono di fatto Pablo prigioniero in casa sua, e soprattutto l’offerta di aiutarlo a scrivere la sceneggiatura, riportano alla mente “Misery non deve morire”. Lo sguardo di Jack, mentre osserva la foto della moglie di Pablo, è davvero feroce, e fa venire in mente che Jack abbia qualcosa di personale al riguardo.

A metà del film Jack suggerisce a Pablo che forse il loro incontro non è stato casuale e che lui e il camionista fossero d’accordo. Inoltre lo sveglia puntandogli un coltello alla gola, per dimostrargli cosa renda avvincente una sceneggiatura. Pablo a questo punto va a indagare nello zaino del ragazzo e trova ritagli di giornale di ragazze scomparse e alcuni strumenti misteriosi, apparentemente di tortura e sporchi di sangue. Il giorno dopo, mentre scrive, sente uno strillo e un colpo di fucile; chiede lumi a Jack, ma questi nega di aver sentito un urlo.

Pablo: Hai sentito un urlo? Sembrava un urlo di donna (citazione da “Profondo rosso”).

C’è da dire che il comportamento di Pablo appare abbastanza strano: voglio dire, se io ospitassi a casa un pazzo che mi punta un coltello alla gola mentre dormo, alla prima occasione me la filerei. Invece Pablo sembra più che altro… pensieroso, riguardo al temibile comportamento di Jack. Questa è l’unica perplessità che possa giustificare ciò che Pablo dice verso la fine, e cioè che aveva un obiettivo fin dal momento in cui gli ha offerto un passaggio.

Arriva un fattorino a portare delle provviste; Jack minaccia Pablo con un fucile perché non si allontani. Finalmente Pablo si ribella e tira pure un cazzotto a Jack, che reagisce pestandolo duramente. A questo punto l’atmosfera folle e claustrofobica è completa. Pablo cerca di fuggire nottetempo con l’auto, ma viene beccato da Jack, che aveva preso le chiavi. Il quale tuttavia non gli spezza le gambe, come potrebbe sembrare dall’andazzo del film. A dire il vero Pablo dice che, in piena notte e sotto un vero diluvio, se ne stava semplicemente andando a bere da solo da qualche parte; nel borsone ha solo bottiglie di liquore. Jack lo costringe a gettarle via tutte, lo riporta a casa e lo mette alla macchina da scrivere. Di nuovo Pablo scrive follemente soltanto “vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo”…

Arrivano le venti del sabato. Laura arriva per la cena. Pablo senza tante spiegazioni la fa salire velocemente in auto e scappano insieme, ma di nuovo trovano Jack in mezzo alla strada che spara all’auto, poi li costringe a spingerla dentro un laghetto artificiale davanti alla baita. 

Ora anche Laura è prigioniera di Jack. A dire il vero non sembra particolarmente spaventata, non sembra una giovane donna che è stata appena catturata e imprigionata da un pazzo in una baita isolata. Non supplica, non piange, non dice niente. Subito dopo arriva anche il vicesceriffo che mostra a Pablo, mentre Jack di nascosto gli tiene il fucile puntato addosso, la foto di una donna, una postina che quel pomeriggio doveva portargli un pacco, e che è scomparsa (probabilmente quindi è la donna che Pablo aveva sentito urlare, anche se non sono passate poche ore ma più di un giorno: non si capisce se è un errore della trama o una cosa voluta). 

Improvvisamente Pablo urla al vicesceriffo, Jack esce di casa sparando, Pablo chiude la porta a chiave e si barrica dentro con Laura. Vediamo Jack che spara dentro il portabagagli, dove presumibilmente ha fatto salire il vicesceriffo. Una scena che lascia qualche dubbio, perché in effetti non ci sarebbe bisogno di far salire un tipo dentro il portabagagli, prima di sparargli. Inoltre ho pensato: “Dev’essere proprio un incapace questo poliziotto, per farsi sorprendere così senza tirare fuori velocemente la pistola”. La reazione di Pablo, quando più tardi urla contro Jack, è di nuovo abbastanza singolare: invece di essere terrorizzato, lo rimprovera per l'omicidio come se la morte del vicesceriffo fosse stata un incidente di percorso, ancorché grave (“tu hai perso completamente la testa”).

Pablo fa entrare Laura in camera, si chiudono a chiave. Laura finalmente si mostra terrorizzata, ma Pablo la zittisce dicendole che deve pensare. E lei gli ubbidisce standosene lì tranquilla, cosa abbastanza inverosimile: chi se ne starebbe zitto da una parte a far decidere della sua vita a un conoscente? Pablo suggerisce di scappare di corsa attraverso il bosco per tre chilometri, per raggiungere i binari della ferrovia, dove ogni mezz’ora passa un treno, e potrebbero saltarci sopra (beh…). Scappano in effetti, lei non è veloce e rallenta la corsa; infine si trovano Jack davanti, che li minaccia col fucile. Devono tornare indietro. 

In un momento opportuno, Laura arriva alle spalle di Jack e lo pugnala apparentemente alla nuca. Jack non si fa assolutamente niente e viene da pensare che anche questa ragazza dev’essere ben inetta per dare una pugnalata in modo così inefficace. Pablo si impossessa del fucile, ma non spara a Jack; e così Jack glielo strappa di nuovo, poi trascina Laura nell’altra stanza, da dove si sentono colpi e urla, poi più niente. 

Di nuovo Pablo riesce a mettere Jack sotto tiro, accanto al cadavere di Laura. Jack suggerisce di farlo sparire, tanto nessuno potrà mai provare che lei sia stata effettivamente lì quella sera. Ma Pablo preferisce aspettare l’arrivo della polizia. 

Qui arriva il colpo di scena che ricollega la storia al terzo incipit, la sparizione della donna del pic-nic. Pablo afferma di saper riconoscere l’aiuto della provvidenza, quando arriva: si riferisce alla possibilità di far incolpare Jack della morte delle quattro donne. Ma c’è di più: dalle sue parole si capisce come quest’idea gli fosse venuta fin da quando ha visto Jack camminare sul ciglio della strada e gli ha offerto un passaggio e l’ospitalità; il personaggio dello scrittore deluso, se lo è costruito apposta per spingere Jack ad aiutarlo, a trattenersi a vivere con lui, in attesa di trovare l’occasione per incastrarlo. Ha sempre recitato una parte. C’è da dire che tutto questo, riguardando il film, non emerge affatto dalla recitazione di Banderas.

Pablo prosegue riferendo anche dei colpi di fortuna avuti nelle varie occasioni in cui ha potuto sequestrare, violentare, torturare e uccidere le sue vittime (ma tutti questi particolari vengono lasciati all’immaginazione). Pablo tira fuori dalla credenza una scatola contenente i monili che ha rubato alle sue vittime, e la mette nello zaino di Jack. Poi gli spara, ma con sua grande sorpresa i colpi sono a salve. Infine Jack colpisce Pablo atterrandolo.

Il terzo incipit si è concluso con il primo finale: la donna uccisa al parco è vittima di un serial killer, e l’assassino è Pablo: da quando ha conosciuto Jack ha cercato l’occasione per incastrarlo, farlo fuori e incolparlo dei delitti. Per questo non aveva cercato di fuggire. Per questo quella sera stava effettivamente andando a bere da qualche parte in santa pace. 

Ma eccoci al secondo finale, che ci riporta al primo incipit: l’uomo legato sulla sedia è Pablo. Attorno a lui vediamo vari agenti dell’FBI: Jack, il vicesceriffo che non era stato affatto ucciso, Laura che non era stata uccisa, il fattorino, la postina scomparsa, il camionista. Jack interroga Pablo per sapere dove ha nascosto il cadavere della prima donna scomparsa, che poi è sua moglie; ma Pablo non si lascia convincere, anzi ritratta la sua confessione e afferma che i monili sono stati messi in casa da Jack stesso (beh, in realtà non funziona così, con le prove…). 

Infine Jack intuisce che il laghetto artificiale è stato fatto proprio sopra la sepoltura della moglie di Pablo; solo a questo punto Pablo propone una piena confessione (certamente più valida in giudizio delle esigue prove raccolte), in cambio dell’ergastolo. Pablo pretenderebbe che tutta la storia avesse il finale scelto da lui. Ma Jack rifiuta l'accordo, scegliendo di fatto per Pablo la pena di morte (questo ci riporta appunto al costo di ogni detenuto per lo Stato).

Buio, poi il terzo finale, che si ricollega al secondo incipit: Pablo si sveglia di soprassalto, si era addormentato sulla poltrona. Ha sognato tutto e ora ha un’idea per la sua sceneggiatura, che intitola appunto BLACK BUTTERFLY.

Il film è molto avvincente e pieno di colpi di scena, ma è come se mancassero dei pezzi, forse a causa di un montaggio non ad arte. Non si spiega per quale motivo Laura abbia pugnalato Jack, consentendo a Pablo di impossessarsi del fucile: avrebbe potuto ucciderli entrambi (non era il fucile caricato a salve!). Non si sa nulla della postina/poliziotta che ha urlato prima dello sparo.

Ora, in questa sceneggiatura o c’è un enorme buco o c’è un paradosso mal gestito. Il film non è lineare perché è vero che abbiamo l’incipit dello scrittore bloccato, poi l’incipit della donna uccisa con appresso tutta la trama del serial killer che cerca di incastrare un vagabondo, il quale a sua volta è un poliziotto che cerca di incastrare il serial killer, e infine lo scrittore che si sveglia e ha solo sognato. Ma le cose non possono essere andate così, perché il film inizia con lo scrittore ammanettato, da cui si potrebbe pensare che tutto il film è un flash back, non un sogno. Il film non racconta come si è arrivati al risveglio di Pablo, ma come si è arrivati alla sua cattura. Se la cattura di Pablo è all’interno di un sogno, beh la trama è del tutto confusionaria e la conclusione del film è decisamente banale, banalizza tutto il film. Il film inizierebbe con un evento onirico, poi si torna indietro, si vede lo scrittore che si addormenta (in realtà si mette solo comodo), inizia il sogno che prosegue fino alla scena della sedia, poi il sogno prosegue un altro po’, poi lo scrittore si sveglia. Non è geniale, è deprimente. Suggerisco che la scena finale sia un incubo psichico di Pablo che è diventato pazzo e sogna di essere ancora uno sceneggiatore. Ma non è così, è effettivamente un errore della trama.