domenica 21 agosto 2011

L'Organizzazione delle Nazioni Unite



Sono andata a visitare l’ONU. È un complesso composto di quattro edifici: il segretariato, cioè gli uffici amministrativi (il Palazzo di Vetro, attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione), il palazzo delle conferenze, la biblioteca e l’edificio dove si riuniscono l’assemblea generale (193 nazioni) e il consiglio di sicurezza (15 nazioni). Quest’ultimo è l’unico edificio che ora si può visitare. All’ingresso ci sono dei controlli come all’aeroporto, come se a qualcuno possa interessare mettere delle bombe in un luogo inutile come l’ONU, dove assassini e tiranni inviano i loro rappresentanti a “difendere” i diritti dei popoli; è vero tuttavia, come ha detto la guida, che è un luogo dove i governi possono incontrarsi e confrontarsi, e alcuni vi attribuiscono ancora una simbologia di unione dei popoli. L’ingresso è gratuito finché si rimane nell’atrio, che si estende su due piani: al piano superiore c’è una mostra e l’ufficio informazioni, al piano inferiore un caffè ristoro, l’ufficio postale (dove non mi hanno voluto vendere dei francobolli, non ho capito perché), una libreria e un negozio di souvenir, dove si possono acquistare oggetti provenienti da molti paesi dell’ONU; per es. avrei potuto acquistare oggetti di artigianato dell’Argentina, delle Filippine, oppure gioielli thailandesi. Il settore italiano comprendeva quasi esclusivamente oggetti di Murano.

La mostra fotografica nell’atrio riproduce le fotografie che quest’anno hanno partecipato al concorso World Press; sono foto abbastanza impressionanti. La foto vincitrice già la conoscevo, ritrae una 18enne pakistana con un buco al posto del naso, che il marito le ha tagliato per punizione perché è tornata a casa dai suoi. Ma la foto che certamente mi ha sconvolto di più è una ripresa dall’alto della folla in fuga a Duisburg, perché è molto nitida e molto ravvicinata. Sono spaventose anche le immagini riprese in un carcere della Sierra Leone; penso che persone che hanno vissuto in questi inferni avranno generose tare al momento del giudizio.

All’esterno dell’ONU sono state piantate le bandiere dei 193 Stati che ne fanno parte, una fila che prende trasversalmente tre strade, dalla 46th alla 48th (l’ONU si trova al 760 di United Nations Plaza).

Per la visita guidata si pagano 16 $ ( € 11,12): la nostra guida era un messicano che ha vissuto molti anni a Roma e quindi parla benissimo l’italiano, ma ancora mi chiedo perché non ci fosse un italiano. La visita è suddivisa in tre parti: il consiglio di sicurezza, una mostra sulle iniziative dell’ONU e l’assemblea generale. È possibile fare foto, ma io avevo la memoria del cellulare piena. Le sale di per sé sono totalmente anonime e hanno anche un’aria molto vintage, perché risalgono agli anni ’60; qua è là sono sparsi i doni inviati dai vari paesi e nell’atrio ci sono gli “arazzi” con le immagini dei segretari dell’ONU dalla sua fondazione. Dato che, in effetti, da vedere non c’è nulla a parte i tavoli e le sedie, la visita è incentrata principalmente sulla spiegazione dei lavori.

L’ONU consta di cinque organi (consiglio di sicurezza, assemblea generale, segretariato, il consiglio economico, tutti nel complesso dell’ONU, e la corte internazionale di giustizia dell’Aja) e di trenta agenzie (per es. unicef, fao, oms, unhcr ecc.), che ingoiano denaro in quantità industriale, però, come ha giustamente osservato la guida, sono investimenti per lo sviluppo. Il consiglio di sicurezza (15 Stati) ha il potere di emettere sanzioni (le famose sanzioni dell’ONU), che sono in effetti l’unico deterrente nel caso in cui uno Stato non segua le direttive dell’ONU, anche se poi l’applicazione di queste sanzioni dipende dalla buona volontà degli altri Stati (vedi per es. gli embarghi). I delegati al consiglio di sicurezza possono essere convocati con urgenza in qualsiasi momento. I cinque Stati permanenti hanno comunque il diritto di veto, cioè è sufficiente il voto contrario di uno di loro perché la delibera non passi. Già il fatto che uno degli Stati permanenti, con diritto di veto, sia la Cina, un luogo impostato completamente sulla violazione dei diritti umani, la dice lunga sull’efficacia dell’ONU.

L’assemblea generale comprende tutti gli Stati e di regola si riunisce una volta l’anno, a settembre; ogni Stato ha diritto a sei posti, tre avanti per i delegati e tre dietro per lo staff. Questo è il posto dove si fanno votazioni esilaranti in cui il voto dell’Andorra (95.000 abitanti, meno di Portici) vale quanto quello del Brasile o del Giappone. La disposizione delle delegazioni è in ordine alfabetico per Stati, ma il presidente dell’assemblea sceglie liberamente ogni anno la lettera da mettere in prima fila, per cui ogni anno tutte le delegazioni cambiano posto. In fondo a sinistra per tutti questi anni sono rimaste fisse due delegazioni di “osservatori”, il Vaticano e la Palestina, che adesso però bisognerebbe spostare sui posti laterali per fare posto all’ultimo Stato che è stato ammesso poche settimane fa, il Sud Sudan; dato che la Palestina ovviamente ha fatto storie, sembra che si stringeranno un po’ per non scontentare nessuno.

Ogni poltrona ha le cuffie per ascoltare gli interventi nelle sei lingue ufficiali dell’ONU; se qualcuno vuole utilizzare un’altra lingua (sia per parlare sia per ascoltare) si deve portare il suo interprete. Nella riunione plenaria annuale è previsto che ogni Stato faccia un intervento di 15 minuti massimo, c’è una lucetta rossa che si accende quando scade il tempo; il limite di tempo di solito è rispettato da tutti, tranne che da Fidel Castro e Gheddafi, che parlavano a ruota libera infischiandosene degli altri, dimostrando la medesima mancanza di rispetto che hanno sempre dimostrato nei confronti dei loro “cittadini” (meglio sarebbe dire “sudditi”); insomma sono quelle brave persone, assassini e tiranni, che sono ben accolti all’ONU. Una volta Fidel Castro parlò per più di tre ore, alla fine erano rimaste solo le delegazioni di Cuba e Venezuela, che, in nome dei diritti umani, se se ne fossero andati li avrebbero impiccati a loro, alle mogli e ai figli.

Una parte della visita riguarda le iniziative dell’ONU per il disarmo; l’Italia, gran produttrice di mine, ha ratificato la delibera ONU di distruzione delle mine antiuomo nel 1999 (governo D’Alema). Il cammino per il disarmo mondiale (di molti tipi di armi) è molto lungo e l’ONU va avanti a piccoli passi e delibere, che acquistano valore di legge nel momento in cui vengono ratificate dal singolo Stato. Nel 2000 l’ONU ha stabilito otto obiettivi per il millennio, da raggiungere entro il 2015, che riguardano la povertà, l’istruzione, la parità dei sessi, la mortalità infantile, la salute materna, l’aids, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile.

La guida Matthew ci ha mostrato un vasetto di una melma tipo nutella, dolce e supernutriente, che viene distribuita dall’UNICEF nei casi di forti carenze alimentari (come quella attuale del Corno d’Africa); i vantaggi di questo alimento sono che non è secco (quindi non aggrava la disidratazione), chiuso si conserva due anni a temperatura ambiente, è dolce quindi i bambini lo mangiano volentieri, non richiede posate (come la nutella!).

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